lunedì 26 gennaio 2015

Giudice condanna l’Italia per avvelenamento da scie chimiche: “Ho letto in giro che fanno male”

Giudice condanna l’Italia per avvelenamento da scie chimiche: “Ho letto in giro che fanno male” 

Chemtrai (CH) – È destinata a far discutere la pronuncia depositata ieri dal Giudice Monocratico della prima sezione civile del Tribunale di Chieti Adamo Cadamo, che ha condannato l’Italia a pagare al Sig. Mercurio Gombloddi un maxirisarcimento per i gravi danni riportati a seguito di una prolungata ed eccessiva esposizione alle scie chimiche.
Il Sig. Gombloddi era solito fare lunghe passeggiate mattutine prima di recarsi a lavoro nel piccolo laboratorio artigianale nel quale produce acqua omeopatica per fiori di Bach. Qualche anno fa ha notato delle “strane formazioni gassose nel cielo che sembravano in tutto e per tutto nuvole, tranne che per il fatto di essere lunghe e sottili come le scie di condensa che si formano quando passa un aereo. Insomma: erano proprio uguali alle scie di condensa”.
Pochi giorni dopo questo episodio, il Sig. Gombloddi ha iniziato a manifestare sintomi evidenti di una sindrome paranoide. “Ho cominciato a pensare che quelle scie non contenessero vapore acqueo ma sostanze chimiche in grado di controllare le nostre menti allo scopo di renderci schiavi di un sistema occulto di poteri che vuole dominare il mondo per l’unica finalità di obbligarci a vaccinare i nostri figli per metterli al servizio della Commissione Trilaterale”.
Nonostante la storia raccontata dal Sig. Gombloddi apparisse alquanto inverosimile (infatti è ormai risaputo che la somministrazione obbligatoria dei vaccini ha l’unico scopo di trasformare i bambini in rettiliani), l’Avv. Laggente del noto studio legale Cat&Fox è riuscito a dimostrare giudizialmente il nesso causale tra la l’apparizione delle scie e la sindrome paranoide del Gombloddi. “Se non avesse visto quelle strane scie in cielo il sig. Gombloddi non avrebbe mai ipotizzato teorie a riguardo”.
L’audace tesi di Laggente è stata poi avvalorata dal Consulente Tecnico nominato dal giudice, il Dott. Eirforz Uan. Sfruttando i dati delle più autorevoli pubblicazioni scientifiche – come “Sfuggire al controllo di HAARP”, “Come riconoscere gli alieni tra noi”, “Ebola e altri virus creati in laboratorio” – il perito ha dimostrato che le scie chimiche non solo hanno danneggiato la persona del Gombloddi, ma persino la sua attività lavorativa. Sembra infatti che l’acqua omeopatica abbia perso la memoria alla base del suo funzionamento e che ora soffra di una grave amnesia idrica.
La stessa acqua ha perso anche la capacità di attivare la Biowashball usata per lavare gli abiti del Gombloddi:  per dimostrare questo ultimo punto l’Avv. Laggente non è dovuto neanche ricorrere al perito, ma gli è bastato estrarre da un contenitore a tenuta ermetica i calzini del suo assistito, indossati da oltre un anno consecutivo e lavati esclusivamente con la Biowashball.
La comunità scientifica è insorta contro il giudice Cadamo, colpevole, secondo il presidente dell’ordine dei medici di Chemtrai, di “avvalorare una tesi del tutto destituita di fondamento e smentita dalle più lampanti evidenze scientifiche”. Ma a chi gli ha chiesto se prenderà provvedimenti disciplinari contro il dott. Uan, redattore della controversa perizia, ha risposto: “La libertà della ricerca scientifica è un valore sacrosanto. Quindi ogni scienziato è libero di affermare le teorie più strampalate. Al massimo insorgeremo anche contro di lui, ma non nelle prossime settimane: il calendario delle nostre insurrezioni è già pieno fino al 30 febbraio: il 2015 è trisestile, no?“.

Indetto il primo sciopero generale dei furbi, Italia a rischio paralisi

Indetto il primo sciopero generale dei furbi, Italia a rischio paralisi 

Roma –  l’Italia potrebbe assistere allo sciopero più grande della sua storia. È quella, infatti, la data scelta per il primo sciopero nazionale dei furbi. A scatenare la loro ira è stata la dichiarazione di Matteo Renzi “È finito il tempo dei furbi”, da molti intesa come una vera e propria mancanza di rispetto verso chi il nostro Paese l’ha costruito e mandato avanti. “Siamo stufi di essere additati come la causa dei problemi del Paese. Il premier si accorgerà che siamo la soluzione, e che senza di noi l’Italia non si muove”, ha tuonato il portavoce dei furbi, Alfio Badile, 44 anni, di professione falso invalido. Il signor Badile è erede di una lunga tradizione furbesca: suo padre era un evasore totale, il padre di suo padre rubò per anni la corrente al suo vicino di casa e il padre del padre di suo padre era Stefano Ricucci. Con una storia simile alle spalle non poteva che essere lui a lanciare l’idea della mobilitazione, idea che nel giro di poche ore ha raccolto il consenso e l’adesione di numerose associazioni di categoria. Tra le centinaia che incroceranno le braccia vale la pena ricordare l’Unione Parcheggianti nei Posti Disabili col Tagliando del Nonno, la Nazionale olimpica di salto della fila e l’Associazione Riscossori Pensioni Genitori Defunti. Queste associazioni e molte altre sfileranno per le strade di Roma il 19 gennaio: il corteo, guidato dai falsi ciechi, potrà attraversare tutta la città grazie alle autorizzazioni siglate da un falsario in grado di imitare alla perfezione la firma del Questore.
Intanto, vista l’altissima adesione, migliaia di aziende e uffici hanno annunciato che il giorno dello sciopero resteranno chiusi. La scelta sembra assolutamente sensata: infatti, senza quelli che saltano i tornelli in metropolitana, quelli che non pagano il biglietto del treno, quelli che viaggiano sulla corsia d’emergenza, quelli che al semaforo si mettono in fila per girare ma quando scatta il verde vanno dritti, quelli che timbrano per 40 colleghi, quelli che passano davanti a tutti in posta perché non possono arrivare in ritardo e tutti gli altri, si prevede che quel giorno in Italia lavoreranno circa 15 persone.

Anziano muore in un incidente stradale, la famiglia: “L’ha ucciso il vaccino”

Anziano muore in un incidente stradale, la famiglia: “L’ha ucciso il vaccino” 

Matusa (LM) – Ennesima morte sospetta legata ai vaccini antinfluenzali, la quindicesima in pochi giorni. Stavolta a perdere la vita è stato il signor Tarcisio Argh, 92enne abitante a Matusa.
Il decesso improvviso ha reso necessaria l’apertura di un’inchiesta per accertare le cause della morte. Qualora l’indagine confermasse i sospetti che circolano in queste ore, si procederà al ritiro dal commercio del vaccino “Fland” – prodotto dalla casa farmaceutica Nosferatu - già somministrato a milioni d’italiani.
I familiari della vittima però non sembrano avere dubbi: “Fino a pochi giorni fa stava benissimo, era completamente autosufficiente e lucido, guarda caso dopo essersi vaccinato è morto schiantandosi contro un platano. È inaccettabile, vogliamo delle risposte”.
Pare infatti che l’anziano, appena 58 giorni dopo l’assunzione del vaccino Fland, si sia messo alla guida della propria Panda color pistacchio, senza frizione e con un semiasse in frantumi, ed abbia perso il controllo dell’auto centrando in pieno il grosso esemplare di Platanus Acerifolia (al momento ricoverato in prognosi riservata presso l’orto botanico di Matusa).
La correlazione con il vaccino pare più che mai evidente. Non la pensa così l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco): “I vaccini prima di esser messi in commercio sono testati più e più volte, non c’è possibilità di errore. I platani però continuano ad essere un grande ostacolo sia per noi, sia per la scienza in generale, ma la ricerca non si fermerà certo qui”.
Purtroppo stavolta qualcosa sembra davvero essere andato storto. “Non ci aspettavamo una cosa del genere” – continuano in lacrime alcuni parenti – “eravamo sicuri fosse andato tutto bene, non aveva contratto nemmeno la sindrome di down. Una cosa è certa, non ci vaccineremo più, preferiamo morire a 42 anni” – concludono amareggiati.

Agenzia licenzia copywriter durante un briefing: aveva usato correttamente il “piuttosto che”

Agenzia licenzia copywriter durante un briefing: aveva usato correttamente il “piuttosto che” 


MILANO – Quando si osa sfidare i giganti, il rischio è quello di rimanere schiacciati. Non deve averci proprio pensato ieri Aurelio Comma, 25 enne originario di Isernia, con una laurea magistrale in “Comunicazione e Marketing” conseguita duramente, ma che ora grida vendetta.
Assunto come stagista dall’agenzia pubblicitaria italiana Straatchi & Secchi, per due anni il Comma aveva mantenuto un basso profilo: stanza di 2,5 mq in appartamento condiviso con studenti pugliesi del NABA, scatole di tonno per compensare gli aperitivi di un sabato sì e l’altro no, ma soprattutto tanto sacrificio sul posto di lavoro.
Aveva finalmente scalato il suo “piccolo Monte Miletto” -come usava riferirsi alla progressiva ascesa della sua carriera- ed era diventato Vice Copywriter Junior Aggiunto.
Ma la superbia ha un prezzo alto da pagare. Quando ieri il Comma è entrato per la prima volta nella sala riunioni open space/gluten free dell’agenzia, racconta di aver “provato una sensazione magica” e l’euforia del momento deve avergli fatto perdere quella lucidità necessaria per restare con i piedi per terra.
La cronaca parla chiaro: una volta finito l’intervento del Key Account Manager, Comma viene interpellato dall’Art Director ad illustrare la nuova strategia content viral. Ma nel momento in cui l’incauto copywriter afferma di “voler tornare a utilizzare parole in italiano, piuttosto che gli inutili anglicismi usati a cazzo per descrivere cose o mestieri, solo perché fa più figo”, il Content Manager è schizzato in piedi, lamentandosi pubblicamente con il General Manager sull’uso corretto della lingua italiana, fino a dichiarare il licenziamento in tronco del Comma, il quale viene subito accompagnato all’uscita dallo Human Traffic Building Manager, ovvero il portiere del palazzo.
Chissà quali scenari si prospetteranno per la carriera di Aurelio Comma. Quel che è certo è che non è solo: l’Associazione Italiana per i Diritti del Buon Oratore, in collaborazione con l’Accademia della Crusca, riferisce di centinaia di casi simili registrati in diverse agenzie di comunicazione, redazioni, saloni di bellezza, caffetterie, edicole, e sono pronti a farsi carico anche della situazione del Comma, attraverso l’apertura di una Class Action. O meglio, un’azione legale comune.

Si tuffa da 284 metri di altezza e muore. Incertezza sulla causa del decesso

Si tuffa da 284 metri di altezza e muore. Incertezza sulla causa del decesso 

PANAMA – Daniele “Rischio” Carpiato era il miglior tuffatore del mondo, conosciuto e rispettato da tutti come il padre delle simulazioni nel mondo del calcio e il più spericolato tra gli stuntman, oltre che campione del mondo e primatista mondiale di tuffo d’alta quota.
Dopo successi come il tuffo dal settimo piano di un edificio in una piscina profonda tre metri e quello dal decimo piano di una palazzina in una piscina di due metri, ieri Carpiato ha tentato l’impresa che lo avrebbe consacrato Dio agli occhi dell’umanità e con cui avrebbe potuto condurre il resto della sua vita come capo religioso con imbarazzanti cappelli in testa.
Per la sua ultima prodezza, sponsorizzata Redbull, ha scelto Panama: il lancio sarebbe avvenuto dal Trump Ocean Club, il centesimo grattacielo più alto del mondo, 284 metri d’altezza e, ad aiutarlo all’arrivo, ancora una volta l’acqua. Non più una piscina di due metri di profondità, bensì un piccolo cicchetto di vetro.
Al momento del salto, ripreso da 542 telecamere di Sky, tutto era pronto. Il vento, le telecamere, la preoccupazione, l’eroe in costume e una marea di gente che assisteva in diretta all’evento; infine il bicchiere d’acqua.
Dopo un’ora di consultazione dei giudici di gara, volta ad appurare se il bicchiere fosse mezzo pieno o mezzo vuoto, è arrivato il via libera. Stando al video di 40 secondi, Carpiato si è lanciato e dopo una caduta libera in cui ha raggiunto la velocità di un proiettile, si è schiantato sul cicchetto defungendo sul colpo. I giudici hanno provato a a capire cosa fosse andato storto: secondo i primi accertamenti, il bicchiere lo ha centrato in piena fronte (ancora si potevano vedere i segni).
La magistratura ha aperto un fascicolo e ha disposto l’autopsia per scartare l’ipotesi di un eventuale uso di sostanze psicotrope che abbiano potuto influire sulla prontezza di riflessi del campione.
Sul web, intanto, prospera il complottismo. Alcuni, in particolare, sospettano che i poteri forti abbiano sostituito l’acqua del bicchiere con acqua frizzante Perrier, per cui le bolle d’aria non avrebbero rallentato la caduta. Spuntano così le prime teorie sull’omicidio di un uomo scomodo ma la verità, come spesso accade, non verrà facilmente a galla.

Mezzo miliardo di firme contro lo scioglimento dei ghiacciai e loro la smettono

Mezzo miliardo di firme contro lo scioglimento dei ghiacciai e loro la smettono  

POLO NORD – La petizione lanciata da Change.org solo pochi giorni fa ha sorpreso anche i più speranzosi ambientalisti di tutto il mondo. Al grido di “Basta con lo scioglimento dei ghiacciai! Firma anche tu per salvare il nostro Pianeta e miliardi di barman e gelatai“, il più popolare sito di petizioni on line è riuscito a smuovere milioni di internauti e a far ricorso alla più potente – ed ormai unica – arma in nostro possesso: il click.
In soli 7 giorni lavorativi, che corrispondono a circa 3 giorni di Facebook, la petizione ha raccolto 500 milioni di firme. Un numero impressionante, che ha colpito e preoccupato i ghiacciai, da sempre impegnati a godersi le radiazioni solari assorbendole e riflettendole a loro piacimento, senza mai farsi mancare periodiche liquefazioni nei periodi più caldi, per potersi fare una vacanza e raggiungere, attraverso le correnti oceaniche, mete esotiche e turistiche. Nel corso degli anni, l’atteggiamento irrispettoso e strafottente di questi enormi blocchi di acqua solidificata aveva attirato le più violente critiche da parte del mondo ambientalista, spalleggiato da Greenpeace: “Non possiamo permetterci di avere piccole porzioni di ghiacciai che decidano di andare a farsi una vacanza in posti più caldi, costringendo la grande massa proletaria delle acque liquide della Terra a surriscaldarsi così. Quelle acque più calde arrivano nei vostri rubinetti ed è vero che sarà più veloce riscaldare l’acqua per la pasta, ma si complicherà il lavoro per barman e gelatai“.
Appena diffusasi la notizia dei 500 milioni di firme, Frank, il più famoso ed influente ghiacciaio del Polo Nord, è stato costretto a sospendere lo scioglimento, e si prevede che ben presto altri ghiacciai seguiranno il suo esempio. Le banchise sono state invase da gruppi di orsi bianchi e trichechi ebbri di gioia e pronti a festeggiare a oltranza.
“Un grande passo per l’Internet, un gigantesco passo per il Mojito“, ha commentato il meteorologo di La7, Paolo Sottocorona.

USA, polizia scambia tredicenne di colore per un asteroide e gli lancia addosso 7 missili nucleari

USA, polizia scambia tredicenne di colore per un asteroide e gli lancia addosso 7 missili nucleari 

WALKER, Texas – È di 657.812 vittime e un fallout nel raggio di 400 kilometri, il bilancio dell’ultimo fraintendimento delle forze dell’ordine negli Stati Uniti.
Il qui pro quo è accaduto poche ore fa nel centro commerciale della tranquilla cittadina texana di Walker, dove gli agenti del commissariato locale hanno fatto esplodere 7 ordigni nucleari contro quello che credevano essere un asteroide in rotta di collisione con la Terra. I filmati delle telecamere di sorveglianza hanno invece svelato che si trattava solo di Phil Freeman, un tredicenne di colore residente a Walker, che si accingeva ad entrare nel centro commerciale per comprare un quaderno a quadretti.
Gli agenti Jerry Scroty e Bill Whitepower si trovavano di guardia sul terrazzo della stazione di Polizia, intenti ad sorvegliare a distanza, con un potente cannocchiale, il reparto lingerie del centro commerciale. L’arrivo di Freeman però, ha subito catalizzato l’attenzione dei due poliziotti, che non hanno esitato mezzo secondo ad avvertire la sala lancio, della catastrofe imminente.
I due hanno quindi raggiunto di corsa il bunker sotterraneo, ma ovviamente non c’è stato il tempo di avvertire il resto della popolazione del Texas.
Il capo della Polizia ha dichiarato, dallo stesso bunker, che si è trattato di uno spiacevole malinteso: “Chi poteva pensare che un nero potesse permettersi di comprare un quaderno in un centro commerciale. Certo è una vera tragedia, tutti quei missili sprecati così. Erano gli ultimi in dotazione, un caro ricordo della precedente amministrazione Bush“.
Anche la NRA, associazione per il riconoscimento dei diritti delle armi, tenta di minimizzare l’episodio e rivendica: Il numero delle vittime da fuoco amico è notevole, ma sarebbe potuto essere più alto, se non fosse intervenuto uno dei nostri più celebri testimonial e sostenitore. Abbiamo, infatti, motivo di credere che la settima testata sia stata deviata su Giove da un calcio volante di Chuck Norris“.

Violenza sulle donne. Pediatri contro l’allattamento al seno: “E’ cannibalismo”

Violenza sulle donne. Pediatri contro l’allattamento al seno: “E’ cannibalismo” 

BOO (BS) – Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un grido feroce di protesta arriva dai medici pediatri dell’APCI (Associazione Pediatri Corrotti Italiani) contro la pratica dell’allattamento al seno. “Non è possibile che oggi, nel 2014, ci sia ancora qualcuno che pretende di nutrire un neonato con il latte delle mammelle di un essere umano e, come al solito, ci vanno di mezzo le donne! - protesta Pierfedelino Mangiaguardeschi, presidente dell’APCI, durante una conferenza stampa che si è tenuta nell’asilo nido “Peppa Pig”  – è inconcepibile, in generale, che qualcuno mangi il latte di qualcun altro: è un atto di cannibalismo!”.
Mangiaguardeschi è uno stimato professionista e la sua passione per la pediatria è seconda solo alla tenerezza con cui accudisce i suoi piccoli pazienti. “E’ ingiusto anche verso i bimbinelli! D’accordo, si cagano addosso, non si capisce una parola di quello che dicono e ruttano espellendo nauseabondi liquami, ma non possiamo trattare così i neonati” ha continuato. “Anche se la loro immaturità è vergognosa, punirli somministrando loro parti organiche della madre è semplicemente disumano. A questo punto diamogli da mangiare le unghie dei piedi e vestiamoli con la lanugine dell’ombelico. Il latte artificiale, quello sì che è sano, come tutte le cose artificiali”.
Mentre altri ritengono che ai neonati bisognerebbe del tutto evitare di somministrare latte, perché a un certo punto sarebbe anche il caso che si guadagnassero da soli da mangiare, altri avanzano dubbi sulle teorie dell’associazione di Mangiaguardeschi, forse a causa dall’infelice significato della C nella sigla APCI. La cronaca di questi giorni ha poi rinfocolato le polemiche, gettando una luce negativa su un gruppo di sostenitori del latte artificiale: alcuni pediatri ricevevano regali per raccomandare questo prodotto al posto del latte materno, come emerso da una recente inchiesta in cui gli agenti delle Fiamme Gialle hanno arrestato dodici pediatri e messo i sigilli alle tette di oltre quaranta neomamme.
Dello scandalo ha parlato anche Roberto Saviano in un suo editoriale pubblicato in prima pagina su Repubblica, in cui lo scrittore napoletano ricorda che “la Camorra si è accaparrata il mercato del latte artificiale. La cocaina del cartello di Tijuana attraversava indisturbata le dogane di tutto il mondo attraverso rotte internazionali compiacenti. Passando per il Gabon e la Papuasia, finiva dritta dritta a Singapore. Poi sterzava, si prendeva un Camogli all’autogrill di Caianello e arrivava purissima a Napoli. Così nevicava in ogni stagione. I Casalesi la pigliavano e la tagliavano col latte artificiale. La botta di quella coca al latte in polvere era strana: subito dopo averla sniffata ti saliva la scimmia di guardare i Teletubbies. Ma con due Plasmon, facevi il ruttino e poi subito la ninna. Quella coca valeva oro”.
“Questo business dell’allattamento al seno è scandaloso, una indegna manovra dei fanatici del biologico. Pensate davvero che le cose naturali facciano bene? Tutte bugie. Le cose naturali fanno male! Sono velenose, inquinate, cancerogene. Il latte materno? Certo, come no. Sapete quanta robaccia mangia la madre? Nessuno dovrebbe succhiare il latte dalle mammelle, quando è ancora così giovane. E voi, cari papà, fermatevi un attimo a pensare a cosa avete fatto sulle tette delle vostre mogli. Ci fareste ancora attaccare i vostri figli per nutrirsi? Donne, ribellatevi! E voi, bimbinelli di tutto il mondo che mi state ascoltando, staccatevi subito dai capezzoli di vostra madre!” ha protestato Mangiaguardeschi, prima di gettare manciate di latte in polvere negli occhi dei giornalisti e dileguarsi protetto da una nuvola sapor nostalgia.

Palestina. Lazzaro risorge ma qualcosa va storto: scatta l’emergenza zombie

Palestina. Lazzaro risorge ma qualcosa va storto: scatta l’emergenza zombie 

Betania (Giudea) – “Sono cose che succedono.”
Così commenta il giovane chierico alle prime armi, meglio noto come Gesù di Nazareth. Di fronte alla Betania in fiamme, preda di orrende figure non-morte che divorano cadaveri e trasformano tutto in devastazione e morte
, Cristo sembra impotente.
“Ora però devo trovare un rimedio a questo casino”. E nel dirlo sferra un fendente con la spada al collo di uno zombie che si sta avvicinando minacciosamente.
Diciamocela tutta: non è facile fare un miracolo dietro l’altro, soprattutto se non hai l’esperienza adatta.
“Tutti ti invocano ‘Maestro di qua’, Maestro di là’, ma non sanno lo stress che questo provoca, assieme alla paura di non essere all’altezza. Si fa presto a dire ‘Figlio di Dio’, quasi quanto ‘Figlio di qualcos’altro’ ma il problema è quando lo devi dimostrare. Fino a quando si tratta di moltiplicare pane e pesci o rifilare vino sofisticato è una cosa. Ma già fare uno charme di massa su degli zotici per non fargli lapidare una puttana non è stata una passeggiata. Non sono Giucas Casella! Però quando iniziamo a parlare di miracoli veri le cose cambiano. Riportare in vita i morti non è stata una buona idea, francamente. E non vi dico il fetore che emana uno morto da almeno quattro giorni come Lazzaro. Ma non potevo dire di no alle sue sorelle Marta e Maria: fanno una pedicure che ha del miracoloso”. Dopo la grana con i NAS per la storia dell’adulterazione del vino, e con la Finanza per quei pani e pesci in più non dichiarati, questa catastrofe, seppur non voluta, potrebbe portare al ragazzo un sacco di guai.
“Lo diceva mia mamma che dovevo continuare a fare il falegname!” Conclude il giovane chierico; e alla luce degli ultimi eventi non possiamo che concordare con quella santa donna.

Fame chimica? Da oggi c’è l’ARSA (Associazione Recupero Stronzi Affamati)

Fame chimica? Da oggi c’è l’ARSA (Associazione Recupero Stronzi Affamati) 

HIGHLANDER (Scozia) – E’ nata l’A.R.S.A. (Associazione Recupero Stronzi Affamati), la prima Fondazione per le vittime di infortuni da fame chimica.
Cinque anni fa, Pat McCain ha perso l’uso della mano destra a causa degli effetti della cannabis. E con esso la voglia di vivere. Eppure aveva tutto quello che si può desiderare dalla vita: la Playstation, una scopamica allergica ai pollini e una nonna che cucina da paura, un lavoro sicuro e appagante come manutentore di impianti di posta pneumatica.
Fino all’incontro con la droga.
Un tragico giorno di cinque anni fa, dopo aver consumato la ben nota sostanza stupefacente, un violento attacco di fame chimica ha sconvolto la sua esistenza. McCain è rimasto incastrato con la mano in un inferno di lamiere e tuberi fritti, mentre cercava di recuperare le ultime patatine dal fondo del tubo di Pringles. “E’ stato tremendo” – racconta Pat – “con la droga ho chiuso. Ho dovuto mollare il basket e i tornei di Playstation, le mie passioni. A Natale non potevo giocare a carte, e quando gli altri le davano per me mi sentivo diverso, emarginato. Per non parlare delle difficoltà sul lavoro, la posta pneumatica mi ha già risucchiato tre volte”.
Ma oggi, la rinascita. Pat ha inaugurato appunto la Fondazione A.R.S.A., per aiutare le persone come lui, vittime di quella fame incontrollata che cela spietate insidie.
Ha accolto nel suo staff altri ragazzi che hanno sperimentato sulla propria pelle quella terribile esperienza: come Mike, il tesoriere, un non vedente da 7 anni a causa di una confezione di popcorn da microonde rimasta inesplosa o la segretaria Janis, costretta a vivere da 2 anni con la lingua infilata in un flacone di Danacol mentre cercava di placare l’arsura. Volontari che ogni giorno offrono assistenza legale, morale e anche pratica a centinaia di giovani in difficoltà, li motivano con attività ricreative e li aiutano a trovare un lavoro per un completo reintegro nella società.
“Pochi mesi fa è venuta una madre disperata con suo figlio: aveva perso il naso dopo essere stato travolto da una credenza mentre cercava di recuperare un sacchetto di zucchero a velo avanzato da Natale. Da quel momento, sfigurato e senza sapere dove appoggiare gli occhiali, si era alienato nel suo mondo. Lo abbiamo accolto, sostenuto e narcotizzato, e ora recita nella nostra compagnia teatrale come attore principale nel musical di ‘IT’. A così pochi mesi di distanza rivedere gli stessi occhi della madre, ma pieni di gioia, ci ripaga di tutti i nostri sforzi” – racconta Pat, che non perde occasione di presentarci il suo ultimo libro sulla pratica del fisting, “A pugni chiusi”.  Il ricavato delle vendite sarà devoluto interamente in beneficenza alla Fondazione. “Compratelo! E’ per una buona causa!”.