Fame chimica? Da oggi c’è l’ARSA (Associazione Recupero Stronzi Affamati)
HIGHLANDER (Scozia) – E’ nata l’A.R.S.A. (Associazione Recupero
Stronzi Affamati), la prima Fondazione per le vittime di infortuni da
fame chimica.
Cinque anni fa, Pat McCain ha perso l’uso della mano destra a causa
degli effetti della cannabis. E con esso la voglia di vivere. Eppure
aveva tutto quello che si può desiderare dalla vita: la Playstation, una
scopamica allergica ai pollini e una nonna che cucina da paura, un
lavoro sicuro e appagante come manutentore di impianti di posta
pneumatica.
Fino all’incontro con la droga.
Un tragico giorno di cinque anni fa, dopo aver consumato la ben nota
sostanza stupefacente, un violento attacco di fame chimica ha sconvolto
la sua esistenza. McCain è rimasto incastrato con la mano in un inferno
di lamiere e tuberi fritti, mentre cercava di recuperare le ultime
patatine dal fondo del tubo di Pringles. “E’ stato tremendo” – racconta Pat – “con
la droga ho chiuso. Ho dovuto mollare il basket e i tornei di
Playstation, le mie passioni. A Natale non potevo giocare a carte, e
quando gli altri le davano per me mi sentivo diverso, emarginato. Per
non parlare delle difficoltà sul lavoro, la posta pneumatica mi ha già
risucchiato tre volte”.
Ma oggi, la rinascita. Pat ha inaugurato appunto la Fondazione
A.R.S.A., per aiutare le persone come lui, vittime di quella fame
incontrollata che cela spietate insidie.
Ha accolto nel suo staff altri ragazzi che hanno sperimentato sulla
propria pelle quella terribile esperienza: come Mike, il tesoriere, un
non vedente da 7 anni a causa di una confezione di popcorn da microonde
rimasta inesplosa o la segretaria Janis, costretta a vivere da 2 anni
con la lingua infilata in un flacone di Danacol mentre cercava di
placare l’arsura. Volontari che ogni giorno offrono assistenza legale,
morale e anche pratica a centinaia di giovani in difficoltà, li motivano
con attività ricreative e li aiutano a trovare un lavoro per un
completo reintegro nella società.
“Pochi mesi fa è venuta una madre disperata con suo figlio: aveva
perso il naso dopo essere stato travolto da una credenza mentre cercava
di recuperare un sacchetto di zucchero a velo avanzato da Natale. Da
quel momento, sfigurato e senza sapere dove appoggiare gli occhiali, si
era alienato nel suo mondo. Lo abbiamo accolto, sostenuto e
narcotizzato, e ora recita nella nostra compagnia teatrale come attore
principale nel musical di ‘IT’. A così pochi mesi di distanza rivedere
gli stessi occhi della madre, ma pieni di gioia, ci ripaga di tutti i
nostri sforzi” – racconta Pat, che non perde occasione di presentarci il suo ultimo libro sulla pratica del fisting, “A pugni chiusi”. Il ricavato delle vendite sarà devoluto interamente in beneficenza alla Fondazione. “Compratelo! E’ per una buona causa!”.
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