lunedì 26 gennaio 2015

Fame chimica? Da oggi c’è l’ARSA (Associazione Recupero Stronzi Affamati)

Fame chimica? Da oggi c’è l’ARSA (Associazione Recupero Stronzi Affamati) 

HIGHLANDER (Scozia) – E’ nata l’A.R.S.A. (Associazione Recupero Stronzi Affamati), la prima Fondazione per le vittime di infortuni da fame chimica.
Cinque anni fa, Pat McCain ha perso l’uso della mano destra a causa degli effetti della cannabis. E con esso la voglia di vivere. Eppure aveva tutto quello che si può desiderare dalla vita: la Playstation, una scopamica allergica ai pollini e una nonna che cucina da paura, un lavoro sicuro e appagante come manutentore di impianti di posta pneumatica.
Fino all’incontro con la droga.
Un tragico giorno di cinque anni fa, dopo aver consumato la ben nota sostanza stupefacente, un violento attacco di fame chimica ha sconvolto la sua esistenza. McCain è rimasto incastrato con la mano in un inferno di lamiere e tuberi fritti, mentre cercava di recuperare le ultime patatine dal fondo del tubo di Pringles. “E’ stato tremendo” – racconta Pat – “con la droga ho chiuso. Ho dovuto mollare il basket e i tornei di Playstation, le mie passioni. A Natale non potevo giocare a carte, e quando gli altri le davano per me mi sentivo diverso, emarginato. Per non parlare delle difficoltà sul lavoro, la posta pneumatica mi ha già risucchiato tre volte”.
Ma oggi, la rinascita. Pat ha inaugurato appunto la Fondazione A.R.S.A., per aiutare le persone come lui, vittime di quella fame incontrollata che cela spietate insidie.
Ha accolto nel suo staff altri ragazzi che hanno sperimentato sulla propria pelle quella terribile esperienza: come Mike, il tesoriere, un non vedente da 7 anni a causa di una confezione di popcorn da microonde rimasta inesplosa o la segretaria Janis, costretta a vivere da 2 anni con la lingua infilata in un flacone di Danacol mentre cercava di placare l’arsura. Volontari che ogni giorno offrono assistenza legale, morale e anche pratica a centinaia di giovani in difficoltà, li motivano con attività ricreative e li aiutano a trovare un lavoro per un completo reintegro nella società.
“Pochi mesi fa è venuta una madre disperata con suo figlio: aveva perso il naso dopo essere stato travolto da una credenza mentre cercava di recuperare un sacchetto di zucchero a velo avanzato da Natale. Da quel momento, sfigurato e senza sapere dove appoggiare gli occhiali, si era alienato nel suo mondo. Lo abbiamo accolto, sostenuto e narcotizzato, e ora recita nella nostra compagnia teatrale come attore principale nel musical di ‘IT’. A così pochi mesi di distanza rivedere gli stessi occhi della madre, ma pieni di gioia, ci ripaga di tutti i nostri sforzi” – racconta Pat, che non perde occasione di presentarci il suo ultimo libro sulla pratica del fisting, “A pugni chiusi”.  Il ricavato delle vendite sarà devoluto interamente in beneficenza alla Fondazione. “Compratelo! E’ per una buona causa!”.



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