Agenzia licenzia copywriter durante un briefing: aveva usato correttamente il “piuttosto che”
Agenzia licenzia copywriter durante un briefing: aveva usato correttamente il “piuttosto che”
MILANO – Quando si osa sfidare i giganti, il rischio è quello di
rimanere schiacciati. Non deve averci proprio pensato ieri Aurelio
Comma, 25 enne originario di Isernia, con una laurea magistrale in
“Comunicazione e Marketing” conseguita duramente, ma che ora grida
vendetta.
Assunto come stagista dall’agenzia pubblicitaria italiana Straatchi
& Secchi, per due anni il Comma aveva mantenuto un basso profilo:
stanza di 2,5 mq in appartamento condiviso con studenti pugliesi del
NABA, scatole di tonno per compensare gli aperitivi di un sabato sì e
l’altro no, ma soprattutto tanto sacrificio sul posto di lavoro.
Aveva finalmente scalato il suo “piccolo Monte Miletto” -come usava
riferirsi alla progressiva ascesa della sua carriera- ed era diventato
Vice Copywriter Junior Aggiunto.
Ma la superbia ha un prezzo alto da pagare. Quando ieri il Comma è
entrato per la prima volta nella sala riunioni open space/gluten free
dell’agenzia, racconta di aver “provato una sensazione magica” e
l’euforia del momento deve avergli fatto perdere quella lucidità
necessaria per restare con i piedi per terra.
La cronaca parla chiaro: una volta finito l’intervento del Key Account
Manager, Comma viene interpellato dall’Art Director ad illustrare la
nuova strategia content viral. Ma nel momento in cui l’incauto
copywriter afferma di “voler tornare a utilizzare parole in italiano,
piuttosto che gli inutili anglicismi usati a cazzo per descrivere cose o
mestieri, solo perché fa più figo”, il Content Manager è schizzato in
piedi, lamentandosi pubblicamente con il General Manager sull’uso
corretto della lingua italiana, fino a dichiarare il licenziamento in
tronco del Comma, il quale viene subito accompagnato all’uscita dallo
Human Traffic Building Manager, ovvero il portiere del palazzo.
Chissà quali scenari si prospetteranno per la carriera di Aurelio Comma.
Quel che è certo è che non è solo: l’Associazione Italiana per i
Diritti del Buon Oratore, in collaborazione con l’Accademia della
Crusca, riferisce di centinaia di casi simili registrati in diverse
agenzie di comunicazione, redazioni, saloni di bellezza, caffetterie,
edicole, e sono pronti a farsi carico anche della situazione del Comma,
attraverso l’apertura di una Class Action. O meglio, un’azione legale
comune.
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