Suor Cristina rifà Kobra di Rettore, ma chiarisce!!! “Si tratta del serpente della Genesi”
EDEN (CB) – Sta destando molto scalpore il primo album di Suor
Cristina, l’unica cantante a esibirsi in abiti da lavoro dai tempi dei
Village People. Il primo singolo, la cover di Like a Virgin di Madonna,
ha fatto indignare i vescovi, cardinali e altri maniaci vari. Così
abbiamo intervistato la giovane suora canterina per consentirle di
replicare alle accuse.
L: Allora, Suor Cristina, ma lei lo sa di che parla “Like a Virgin”?
SC: Ho scelto personalmente questo brano. Non c’era nessun
intento provocatorio o scandalistico. Leggendo il testo senza
pregiudizi, lasciando da parte certe interpretazioni malandrine, si
scopre che la canzone parla del potere dell’amore di rinnovare le
persone, riscattarle dal proprio passato. È così che la interpreto io.
L: Quali sono gli altri brani dell’album?
SC: Un altro brano a cui tengo molto è la mia versione di “Kobra”, di Donatella Rettore.
L: “Kobra”? Beh, ma anche quella…
SC: No, assolutamente. Il cobra protagonista della canzone in
realtà è il serpente della Genesi. E “non è un serpente”, perché non è
altro che l’incarnazione del peccato originale di Adamo ed Eva. Il cobra
è la rappresentazione del maligno. Il verso “il kobra col sale/se lo
mangi fa male/perché non si usa così” si riferisce proprio al celebre
episodio della mela. Ho voluto ri arrangiare la canzone come una ballata
romantica stile Amos Lee. Un qualcosa di più simile a una preghiera che
a un pezzo pop.
L: Ci scusi, non avevamo capito, probabilmente non siamo abbastanza puri di cuore. E poi?
SC: C’è “Vaffanculo” di Marco Masini, nei cui versi sento
riecheggiare le parole di Dio, 5 secondi prima che radesse al suolo
Sodoma. “Hey Joe”, la scanzonata biografia di San Giovanni Battista. Poi
anche la cover di “Perfect Day” di Lou Reed.
L: Suor Cristina, ma quella canzone parla di eroina…
SC: Assolutamente no! “Such a perfect day/I’m glad I spent it
with you”. “Una giornata perfetta/Sono felice di passarla con te”:
altro che eroina, qui è ovvio che sta parlando di Cristo! Solo un
malizioso potrebbe pensare diversamente. Ma il pezzo dell’album a cui
tengo di più è sicuramente la cover in chiave acustica di “Gelato al
cioccolato”, scritta da Malgioglio per Pupo.
L: Beh, immaginiamo che si riferisca all’amore dolce, fuggevole e tormentato che rivolgiamo all’indirizzo del Signore.
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