SGOMINATO TRAFFICO DI ALBINI AFRICANI VENIVANO SFRUTTATI!! "PER FAR IMPAZZIRE I LEGHISTI"
BINGOBONGOPOLI (BG)- Otto arresti. È questo il bilancio del blitz che
questa notte ha fatto finire in manette i responsabili di un traffico
di albini tra l’Italia e diversi paesi africani. I fermati fanno parte
del collettivo anti-razzista “Ce l’abbiamo tutti lungo uguale”, noto per
le sue attività di volontariato a favore dei migranti. Dalle indagini,
però, è emerso che questa attività serviva solo come copertura per il
traffico di albini.
Questi ultimi venivano prelevati dai loro villaggi e portati in
Italia; una volta arrivati nel nostro paese, gli arrestati li usavano
per portate alla follia i principali esponenti dell’odiatissima Lega.
L’idea venne al leader del gruppo, Giorgio Dicolore (all’anagrafe
Giorgio Negri): fu lui ad intuire le conseguenze catastrofiche che
avrebbe avuto sui leghisti la confusione generata da un bianco con
tratti somatici da nero. E non si sbagliava. Nel 2004 usarono un albino
nigeriano per provocare un ictus ad Umberto Bossi. Poi, per depistare le
indagini, gli riempirono la casa di cocaina, viagra e Luisa Corna.
Sempre nel 2004, servendosi di un albino congolese, trasformarono il
timido dentista Roberto Calderoli nel folle avvinnazzato che conosciamo
oggi. Nel 2005 fecero in modo che Borghezio restasse bloccato in
ascensore con un albino ivoriano. Lo smarrimento fu tale che da
quell’ascensore uscì profondamente cambiato: passò dall’essere un
razzista, omofobo e antisemita all’essere un antisemita, omofobo e
razzista.
L’elenco dei loro colpi è ancora lungo e vede tra le vittime illustri
anche Matteo Salvini, Roberto Castelli e Gianluca Buonanno. Al momento
dell’arresto il gruppo stava preparando un attentato che avrebbe dovuto
causare a Flavio Tosi dei danni cerebrali talmente gravi che avrebbe
potuto ambire alla segreteria della Lega.
La Farnesina, nel frattempo, ha comunicato che tutti gli albini
introdotti in Italia sono già stati rintracciati, e presto potranno fare
ritorno in patria, dove le loro famiglie non vedono l’ora di poterli
perseguitare di nuovo.
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