TANGENTI NEGLI APPALTI PER LA RISTRUTTURAZIONE DI!!! " SOPHIA LOREN DECINE DI ARRESTI"
Roma – Dopo lo scandalo dell’Expo a Milano e del MOSE
a Venezia una nuova inchiesta ha portato alla luce un giro di tangenti e
di corruzione nel quale sono coinvolti decine di persone tra
imprenditori ed esponenti politici. Si tratta degli appalti per la
ristrutturazione di Sophia Loren, un’opera ambiziosa
che si propone di tenere in piedi la signora Scicolone per altri 50 anni
e per la quale lo Stato ha già stanziato oltre 6 miliardi di euro.
Sospetti di irregolarità nell’assegnazione dei lavori si erano già
avuti quando si seppe che a vincere l’appalto era stato il muratore
napoletano Carmine Scoppettuolo, che già in passato aveva cercato, a colpi di mazzette, di aggiudicarsi il cantiere Patty Pravo.
A portare gli inquirenti sulla strada giusta un’intercettazione
telefonica tra Scoppettuolo e un funzionario responsabile dei lavori
pubblici, proprio la sera del crollo delle guance dell’attrice. Fanno
indignare le risate dei due che già pregustano l’affare sulla pelle
(letteralmente) di Sophia Loren.
Funzionario: «Hai sentito la notizia?»
Scoppettuolo: «Quale?»
Funzionario: «La Loren è venuta giù»
Scoppettuolo: «Eh, ho sentito, ho sentito…(ride)»
Funzionario: «Così, per dire. Per carità, poveraccia»
Scoppettuolo: «Eh certo. Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto»
Funzionario: «Io pure. Vabbuò, ciao»
Ora il cantiere è bloccato e la signora Loren, raggiunta
telefonicamente, ha espresso tutto il suo disappunto: “Uagliù,
sbrigatevi a sbloccarmi il cantiere che ci stanno i pensionati fissi che
mi guardano”.
Intanto un nuovo filone dell’inchiesta potrebbe riguardare altre due grandi opere: Ivana Spagna e Donatella Versace. Entrambe ricostruite a costi esorbitanti e rimaste sostanzialmente inutilizzate, vere e proprie cattedrali nel deserto simbolo dello spreco e della cattiva gestione.
Intanto un nuovo filone dell’inchiesta potrebbe riguardare altre due grandi opere: Ivana Spagna e Donatella Versace. Entrambe ricostruite a costi esorbitanti e rimaste sostanzialmente inutilizzate, vere e proprie cattedrali nel deserto simbolo dello spreco e della cattiva gestione.
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