martedì 27 agosto 2013

INDIGENI CANNIBALI FUGGONO: " PER EVITARE L'INTERVISTA DI BARBA DURSO"

INDIGENI CANNIBALI FUGGONO:  " PER EVITARE L'INTERVISTA DI BARBA DURSO" 

Amazzonia – “Indigeni: la loro giustizia fatta di stupri, omicidi e cannibalismo è comunque da considerarsi umana?” Questi i dubbi che hanno spinto l’irrefrenabile Barbara D’Urso a tirare fuori bermuda e spray anti-zanzare per spingersi fino alla profonda ed inesplorata foresta amazzonica. La nostra eroina ha raggiunto, risalendo il Rio delle Amazzoni dal paesino di Leticia, la popolazione dei Chenchama, cogliendoli di sorpresa mentre erano intenti a mangiare un feto appena estirpato dal ventre della madre (rito pagano che nella loro lingua viene indicato con ‘snuff’, l’equivalente della nostra colazione). Forse disgustati dallo sguardo affranto della popputa giornalista, o forse colpiti dal ricordo indelebile dell’esperienza vissuta con Barbareschi una trentina d’anni prima, gli indigeni sono scappati a gambe levate per evitare qualsiasi contatto con la pericolosa Barbara.
Una corsa spericolata dentro i meandri della foresta più selvaggia al mondo. In fuga i disperati ed inorriditi cannibali, all’inseguimento l’implacabile D’Urso e la sua troupe (comprendente il cameramen  Ruggero Deodato, la guida del luogo Riz Ortolani, una mignotta di nome Shanda, un topo muschiato, un maialino nero ed una tartaruga). La fuga è terminata una decina di giorni dopo, quando l’intera popolazione Chenchama si è rifugiata all’interno di alcune capanne disabitate ed ha appiccato il fuoco, preferendo estinguersi in massa con un incendio, piuttosto che rispondere alle domande di Barbara D’Urso.
“E’ un vero peccato non aver potuto intervistare gli indigeni per approfondire temi sociali importanti come il cannibalismo e gli impalamenti, così cari alle persone che mi seguono da casa. Ma la sofferenza che ho visto in quei giorni era troppa per non essere mostrata”. La vicenda e’ stata infatti completamente ripresa dalla videocamera di Ruggero, e ne è stato tratto un servizio di circa due ore dal titolo di ‘The Green Inferno’.

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