NASCE IL PRIMO CENTRO DI RECUPERO: "PER MALATI DI TUNING"
E’ stato inaugurato, poco lontano da Alberobello, il primo centro di
recupero per persone con problemi di tuning, la nociva moda di
attruzzare l’auto con gadget di ogni tipo. Una psicosi dilagante tra i
giovani (ne viene colpito un italiano su venti) che comporta grandi
sacrifici economici e perdita inconsapevole di dignità.
Il centro, un vero gioiello d’avanguardia, è gestito dal Prof. Zarri,
che offre ai pazienti in cura un’innovativa terapia d’urto con un
supporto psicologico costante, oltre a un percorso di rieducazione con
corsi differenziati come Galateo della Carrozzeria, Neoclassicismo del
Cerchio in Lega, Fisica degli Oggetti Appesi allo Specchietto e Nozioni
Basilari sull’Illuminazione Stradale. Zarri spiega: “Chi fa tuning è
sostanzialmente un diverso, non accetta l’etichetta di tamarro, gli va
stretta; aspira al titolo di capo supremo dei coatti, ed una volta
giunto nello stadio finale della dipendenza non si accontenta più di
esprimerlo tramite il proprio atteggiamento, ma usa l’auto come un
prolungamento di alcune parti del suo corpo”.
Per conoscere meglio questa patologia abbiamo incontrato uno dei
truzzi di Alberobello, Gino Provinciale, coatto pluridecorato tra i
primi in cura dal dott. Zarri: “All’inizio ti senti figo, un duro, poi
vedi che anche gli altri vanno dal carrozziere a montare l’alettone.
Allora corri dall’elettrauto e ti fai impiantare delle luci blu, ma nel
giro di una settimana la tua città sembra una pista per Ufo. Via via si
entra in una spirale di colore, sino a che un giorno ti trovi ad
impiantare il Nos nella Bravo solo perché il figlio del macellaio,
avendo arricchito la senza piombo di torio e cesio, aveva toccato i
290km orari con la sua Seat Marbella color RedBull e gli interni in
barbagianni, ed era pure fluorescente! Solo a quel punto mi sono deciso a
chiedere aiuto. Ora, grazie alla terapia, sono tornato a valorizzare le
cose semplici della Fiat, quando sento i cigolii penso ad un pulcino
chiuso nel carburatore. E vedo il mondo senza i vetri oscurati”.
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